Collezionando J.R.R. Tolkien

Se anche i Figli di Hurin festeggiano il Natale…

In Children of Hurin, Documenti on 30 novembre, 2007 at 4:56 PM

Migliaia di anni fa, ben prima della venuta del Cristo ebbene, già allora si celebrava il Natale. E’ questa una delle straordinarie rivelazioni contenute negli scritti inediti di J.R.R. Tolkien, rinvenuti e catalogati nel corso di una vita intera dal figlio prediletto Cristopher, recentemente pubblicati anche in Italia. Sconcertanti verità destinate a cambiare la storia dell’umanità o si tratta piuttosto dei vaneggiamenti senili di un professore inglese snob e annoiato? Ci occuperemo di tutto questo e molto altro, tra pochi minuti, dopo la pubblicità, qui a Voyager. A tra poco!

Già nei giorni successivi alla prima uscita de I Figli di Hurin le prime segnalazioni di imprecisioni nella traduzione e di più o meno clamorosi refusi hanno cominciato a circolare sulla rete. Tra i refusi la palma del migliore va assegnata senza indugio al risvolto di copertina, laddove il povero Bilbo è diventato Boilbo. Niente di grave: data la gioviale natura del popolo Hobbit c’è da aspettarsi che i piccoletti ci avrebbero riso su. Non il permaloso Bilbo, tuttavia.

Per quanto riguarda la traduzione vera e propria (che in generale ci pare apprezzabile) c’è almeno un punto debole piuttosto evidente che ha generato interessanti discussioni e che ha ispirato lo scherzo televisivo di cui sopra. A proposito: non ce ne voglia il buon Roberto Giacobbe, conduttore di Voyager. Non ce ne vogliano i lettori coi quali ci scusiamo. Il fatto è che non abbiamo resistito alla tentazione. Vediamo allora di cosa si tratta.

Nell’originale inglese il periodo incriminato è il seguente:

But when autumn was passed the winter pressed them hard. Before Yule snow came down from the North heavier than they had known it in the river-vales; at that time, and ever the more as the power of Angband grew, the winters worsened in Beleriand.

Che in italiano è stato reso con:

Ma al finire dell’autunno, l’inverno si fece davvero sentire. Prima del periodo natalizio, la neve scese dal nord più abbondante di quanto non ne avessero mai vista nelle valli del fiume. In quel tempo, e sempre più con l’aumentare del potere di Angband, gli inverni si fecero più rigidi nel Beleriand.

Periodo natalizio? E’ senz’altro vero che nella sua finzione storica Tolkien colloca la Terra di Mezzo su questo pianeta e non altrove. Solo che gli accadimenti narrati nel libro avvengono nella Prima Era, migliaia di anni prima della nascita del Cristo. Come è possibile dunque che i figli di Hurin conoscano il Natale?

Tutto verte sulla interpretazione del termine Yule. Nella tradizione germanica precristiana, Yule era la festa del solstizio d’inverno. Nel neopaganesimo, soprattutto germanico odierno rappresenta uno degli otto giorni solari, o sabbat; viene celebrata intorno al 21 dicembre nell’emisfero settentrionale. Yule è anche un termine arcaico per il Natale. Con questo significato viene riportato, per esempio, nei dizionari della lingua inglese; il termine appare ancora in alcuni canti natalizi ed è tuttora usato in alcuni dialetti scozzesi. L’etimologia della parola “Yule” (Jól) non è chiara. È diffusa l’idea che derivi dal norreno Hjól (“ruota”), con riferimento al fatto che, nel solstizio d’inverno, la “ruota dell’anno si trova al suo estremo inferiore e inizia a risalire”. I linguisti suggeriscono invece che Jól sia stata ereditata dalle lingue germaniche da un substrato linguistico pre-indoeuropeo. Nei linguaggi scandinavi infine, il termine Jul ha entrambi i significati di Yule e di Natale, e viene talvolta usato anche per indicare altre festività di dicembre. Il termine si è diffuso anche nelle lingue finniche (e indica il Natale), sebbene tali lingue non siano di ceppo germanico. (fonte Wikipedia).

Interessante non è vero? Dunque, Yule significa anche periodo natalizio, in effetti. Il problema è contestualizzarne il significato relativamente al periodo in cui avvengono gli accadimenti e, aggiungiamo, al contesto: il legendarium tolkieniano, appunto. Ci si chiede insomma se la traduzione in “solstizio d’inverno” non avrebbe reso miglior giustizia alle intenzioni dell’autore. A dire il vero è probabile che la traduttrice intendesse far riferimento a un periodo natalizio sui generis, inteso come periodo delle festività invernali in generale. E tuttavia per il lettore odierno quel riferimento non può non evocare il periodo natalizio, con tutto il suo carico cognizioni e significati impropri rispetto al contesto della narrazione.

  1. Fantastico approfondimento! molto interessante!

  2. Davvero un ottimo approfondimento…in effetti quando l’ho letto nel libro, ci so rimasto un po’ shocked ehehhe…m aora ho capito il motivo di tale traduzione 😉

    Ciao!

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